Il glorioso marchio inglese è nuovamente, dopo vent'anni, su un prototipo birotore di altissima tecnologia realizzato, come allora, da Brian Crighton.
Generalmente, quando si parla di un modo non convenzionale di realizzare una motocicletta, il pensiero corre a particolari esempi legati all'interpretazione della ciclistica come la Bimota Tesi o i sistemi Duolever e Telelever brevettati dalla BMW, ma quasi mai a qualcosa di inedito per quanto riguarda il motore. Se si escludono i due tempi, che poi sono diventati di uso comune, e i propulsori che sfruttano le fonti di energia rinnovabile, non esistono altri concetti di motore a scoppio degni di nota, eccezion fatta per il cosiddetto rotativo Wankel.
Sono trascorsi venti anni da quando ha fatto la sua prima apparizione in pista una Norton con motore rotativo, nel 1987. Un debutto che ha sancito l'inizio di un periodo, durato circa otto anni, di grande competitività da parte del marchio britannico, che ha portato a una serie di risultati notevoli nelle corse sui circuiti cittadini, come il TT dell'Isola di Man e nei Gran Premi.
Ad onor del vero, il difficile calcolo della cilindrata effettiva di questo tipo di propulsore è sempre stato al centro di alcune polemiche, ma i regolamenti non potevano non tener conto del grande favore riscosso presso il pubblico da parte di questa moto così particolare, anche nel rumore, che ha rappresentato per anni l'orgoglio britannico contrapposto alla compagine motociclistica giapponese.

Le Norton con motore rotativo erano effettivamente dei mezzi caratterizzati da un ottimo rapporto peso/potenza, da una innegabile velocità e da una altrettanto valida maneggevolezza. A questo va aggiunto il fatto che il motore Wankel dispone di tre sole parti in movimento, che ruotano anziché andare in su e in giù centinaia di volte al secondo come sui tradizionali propulsori a pistoni, con tutte le complicazioni meccaniche del caso, rende questo tipo di schema più efficiente, in linea teorica, per generare movimento.
Tuttavia, è anche vero che per contro si hanno consumi e, di conseguenza, emissioni nocive maggiori rispetto a un normale motore a quattro tempi. Per questo il motore rotativo - progettato dell?ingegnere tedesco Felix Wankel nel 1924 e realizzato solo nel 1957 - non ha avuto una diffusione così ampia, nonostante risulti più compatto, leggero, semplice e potenzialmente più potente di un?unità tradizionale. Insomma, il motore Wankel ha tutte le caratteristiche richieste da un eventuale applicazione motociclistica, come Brian Crighton ha dimostrato costruendo la prima Norton rotativa venti anni fa.
Crighton, oggi cinquantanovenne, ha infatti trasformato il suo sogno in realtà rendendo le Norton Wankel leggere e potenti come aveva sempre voluto, arrivando a vincere con esse il campionato Superbike britannico e altre gare di prestigio. Adesso, poi, grazie al finanziamento di un grande appassionato del marchio Norton, Roy Richards, fondatore e presidente del National Motorcycle Museum britannico (all?interno del quale sono custodite, insieme a pezzi unici come la Norton di Rem Fowler del 1907, sedici delle diciassette Norton ufficiali con motore rotativo esistenti), i desideri di Crighton hanno raggiunto il totale appagamento.
La Norton NRV588 era la moto che Brian non era ancora riuscito a costruire, ma adesso, dopo venti anni di intense vicende, ce l?ha finalmente fatta.

Presentata un anno fa al Salone di Birmingham dopo una stagione di collaudi e sviluppo, la NRV588 si diffenzia da tutte le altre Norton a motore Wankel che l?hanno preceduta (l?ultima delle quali ha gareggiato e vinto nel campionato Superbike britannico del 1994), per la presenza, all?interno della sua sigla, della lettera V: che sta per Variabile. Al momento, questa moto, caratterizzata da un doppio pistone rotante con raffreddamento a liquido, è accreditata di 165 CV a 11.450 giri e pesa solo 131 Kg con olio e liquido di raffreddamento, ben 34 Kg in meno, tanto per fare un esempio, della Honda CBR 1000RR da 220 CV con la quale James Toseland ha vinto il campionato del mondo Superbike nel 2007.
L?ultima creatura di Crighton gode dunque di un rapporto peso/potenza paragonabile alle moderne Superbike, oltre ad essere equipaggiata con un tecnologia avanzatissima, come il controllo dell?acceleratore di tipo ride-by-wire, l?iniezione diretta con diverse mappature disponibili, il controllo della trazione e i cornetti di aspirazione a lunghezza variabile, sistema quest?ultimo impiegato anche da MV Agusta e Yamaha sulle rispettive maximoto.
?Si tratta di una moto che io intendevo realizzare nel 1995 ? spiega Crighton ? dopo che avevamo battuto Honda, Ducati e Yamaha nella stagione precedente. Volevo adottare l?iniezione elettronica per ridurre i consumi e le emissioni inquinanti e il ride-by-wire per rendere la moto più facile da gestire sul bagnato grazie al controllo della trazione, ma i regolamenti furono cambiati, precludendo alla Norton la possibilità di partecipare alle competizioni Superbike. Inoltre, l?azienda navigava già in brutte acque, dunque il progetto non vide mai la luce. Nell?agosto del 1994 fu pubblicato un articolo su Motocycle News che parlava delle mie idee e quando, tre anni dopo, Roy Richards mi contattò perché gli restaurassi tutte le Norton Wankel del suo museo, gli mostrai quella rivista. Non appena ebbe letto il servizio mi disse: ?Bene, ti piacerebbe costruire quella moto? Vuoi portare a termine ciò che avevi cominciato?? Mi spiegò che avrebbe finanziato l?impresa e così il progetto è andato finalmente in porto?.
A questo punto, molti si immagineranno che questo stupendo esempio di ingegneria motociclistica non convenzionale sia stato sviluppato all?interno di una moderna struttura dotata delle tecnologie più sofisticate, mentre in realtà Crighton ha realizzato la NRV588 lavorando per diciotto mesi nel garage della casa dove abita a nord di Birmingham. Nonostante ciò, la moto appare davvero ben fatta, in accordo con gli elevati standard qualitativi cui Brian ha sempre tenuto fede sui propri mezzi.
LA PAROLA AGLI ESPERTI ;)